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Paola Mancinelli, Atelier, 18/9/2022

Valerio Cuccaroni, con la sua prima raccolta poetica Lucida tela, pubblicata nel marzo 2022 nella collana “Nuova Poetica 3.0” di Transeuropa, compie un vero e proprio viaggio nel cuore della parola, del linguaggio e delle sue significazioni. Come evidenzia Lello Voce nella prefazione: “Ogni testo sembra star lì come fosse – in sé – un singolo carattere alfabetico di una lingua che sta tentando di crearsi, di far tessuto e poi testo, con indiscutibile lucidità (delle forme linguistiche sempre nette e piane, e delle luci che, dando loro profilo, le rilevano e le rivelano). […] Tentativi di fare luce, di esercitare ragione, pensiero, tentativi, infine, visto che è di poesie che stiamo parlando, di usare la lingua come un grimaldello che apra porte e che, per l’appunto, ci sorprenda.”
Nelle cinque sezioni che compongo il testo, la parola poetica spicca il volo del senso, rivela la sua natura di tensione e di domanda, si presenta come una cosmogonia di significati, un’iconografia del frammento che guarda e si orienta all’insieme, al tutto in un andamento rizomatico, immagine, questa, riverberata dal titolo in cui è citato il frammento lucreziano in chiusura di testo lucide frecce diurne. Una “scala stellare”, la salita verso l’infinita possibilità della parola di dire il mondo e di sperimentarne la varietà simbolica. “Non ti lasci giocare/ da quell’unico astro,/ non aspetti l’incastro,/ hai una scala stellare.” [7]
In Cartomanzia, la prima sezione che apre il libro, colpisce già la forza dell’utilizzo di metafore come la maschera subacquea che trasforma il tuffatore in una cosmonauta quotidiano

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