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Letteratura

Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785, dal matrimonio di Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria (tra i massimi rappresentanti dell’Illuminismo europeo, autore del saggio Dei delitti e delle pene), con un gentiluomo di lei molto più anziano, il conte Pietro Manzoni. Secondo una diceria, ripresa spesso dai biografi, in realtà Manzoni sarebbe nato dalla relazione extraconiugale della madre con Giovanni Verri, minore dei fratelli Verri, esponenti di spicco dell’Illuminismo milanese. A causa dei dissidi fra i genitori e del disinteresse della madre, fu educato in collegi cattolici, a Merate, Lugano e Milano.

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In Italia, durante il periodo del Decadentismo, che va dal 1880 al 1900, nell’accezione ristretta, o dal 1880 al 1945, nell’accezione estesa, si affermò la figura del poeta “vate”, in particolare con Gabriele D’Annunzio, il Vate per eccellenza. Anche se non fu il primo né l’unico. Analizzeremo questa figura letteraria così come si configura in Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio e Annie Vivanti, iniziando dai primi due. Prima però facciamo un passo indietro.

Chi è il poeta vate? Breve excursus dall’antichità alla modernità

Il termine vate deriva dal latino vates, che ha la stessa radice di vaticinio, profezia. Il vate, quindi, è il profeta. Che c’entrano le profezie con la poesia? Innanzitutto, in origine poesia e religione non erano distinte, le profezie erano pronunciate e trascritte in versi. In particolare, il poeta è un vate perché è un tramite fra la divinità e l’umanità, è un sacerdote in grado di ingraziarsi gli dèi per condizionare il destino, il fato del suo popolo.

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Trascrivo un brano del romanzo di Grazia Deledda, Canne al vento (1913). lI servo Efix, protagonista dell’opera, si abbandona a una fantasticheria gotica (tipica del tardo romanticismo), che è anche una spia degli interessi etnografici (si veda il riferimento alle panas) dell’autrice. Inoltre è evidente il suo superamento del verismo in direzione di quell’attenzione morbosa agli stati patologici, ossessivi e di quella mescolanza con il fantastico che sono le cifre distintive del Decadentismo europeo (si pensi al patto diabolico di Dorian Grey). Il fatto che il romanzo sia del 1913 conferma la tesi, sostenuta da alcuni studiosi, che il Decadentismo proseguì oltre il 1900, pur essendo stato il ventennio 1880-1900 il suo periodo d’oro, mentre la tendenza tipica del primo Novecento fu il Modernismo.

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In teoria della letteratura, è detta intertestualità la rete di relazioni che il singolo testo ha con altri testi dello stesso autore (intertestualità interna) o con modelli letterarî impliciti o espliciti (interstualità esterna), sia coevi sia di epoche precedenti.» (Treccani)

Un esempio di intertestualità esterna è la rete di relazioni che i Canti di Leopardi hanno con il Canzoniere di Petrarca.

L’intertestualità interna, considerando l’intero corpus di testi dello stesso autore come un’unica opera omnia, può essere definita anche intratestualità. In genere, però, l’analisi intratestuale si riferisce all’analisi di strutture lingustiche all’interno di una singola opera dell’autore.

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Una delle più belle poesie di Edoardo Sanguineti e del Novecento, musicata e cantata da Margot (Margherita Galante Garrone).

La ballata delle donne

Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,

femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,

quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,

e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:

è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

Edoardo Sanguineti

Mikrokosmos. Poesie 1951-2004 (Feltrinelli, 2004)

È un Primo Maggio di festa angosciosa, tra pandemia e guerra, un Primo Maggio ossimorico, una “festa senza gioia” come, all’inverso, è ossimorico “un mondo senza guerra”.

Allora pratichiamo fino in fondo questa contraddizione, giocando. Il gioco è quello inventato dai Surrealisti. A Parigi. Nel 1925. Si chiama cadavre exquis, cadavere squisito.

È un gioco che potete fare prima durante o dopo il pranzo del Primo Maggio. O quando vorrete. Scrivete un verso, una frase, qualche parola che vi venga in mente, senza pensarci troppo. Chi vi sta vicino non deve vedere ciò che scrivete. Radunate i foglietti, mescolateli e disponeteli in sequenza. Avrete il vostro cadavere squisito, creato dall’inconscio collettivo, dalla psiche profonda che abita in ciascuno di noi, quindi in tutti e tutte.

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A breve uscirà per Argolibri in libreria Per una nuova storia letteraria di Federico Sanguineti.

Il libro è il primo volume della collana Rosa fresca aulentissima, diretta da Sanguineti con Sara Lorenzetti, con cui il filologo Federico Sanguineti intende riscrivere la storia della letteratura affinché nei manuali scolastici sia garantito un equilibrio numerico della rappresentazione di genere: 50% a scrittrici e 50% a scrittori.

Il libro si può preordinare nel sito di Argo, aiutandoci a sostenere le spese dell’opera.

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