[Quanti sanno che esiste un anfiteatro romano ad Ancona? Pochi. Eppure è uno dei più grandi anfiteatri a picco sul mare di tutto il Mediterraneo. Perché così pochi lo conoscono, allora, soprattutto fra i suoi abitanti? Lo scopriremo grazie ai miei allievi e alle mie allieve delle classi 1^ E, 1^ F, 2^ C e 2^ F del Liceo Galilei di Ancona. Il loro compito consisteva nel vedere con i propri occhi e fotografare una fonte primaria, non scritta, materiale, archeologica, che testimonia la dominazione romana sul capoluogo marchigiano: l’anfiteatro romano, appunto, la cui costruzione iniziò circa duemila anni, sotto il principato di Augusto, e fu modificata circa un secolo dopo, all’epoca dell’imperatore Traiano. Armati di smartphone e di fotocamere, i ragazzi e le ragazze sono andati a visitarlo, da soli. Di seguito trovate le foto di un allievo della 2^ F.]
Perché l’anfiteatro è così poco conosciuto? Innanzitutto, i miei allievi e le mie allieve hanno notato che ci sono pochi segnali, come quello sopra, che ne indicano la presenza.
Inoltre, i resti non si vedono bene, perché sono coperti di erbacce, e sono sovrastati da impalcature, sul lato verso il Duomo e il Colle Guasco, come testimonia la foto scattata dal giovane reporter.
Infine, come si nota da questa foto presente nel sito del Museo Archeologico delle Marche, un cancello perennemente chiuso sbarra la strada e la vista a quanti, per caso o grazie ai rari segnali o alle guide turistiche, fossero riusciti a raggiungere il sito. Insomma, l’anfiteatro romano di Ancona, che per la sua posizione e la sua grandezza potrebbe attirare alcune fra le migliaia di visitatori che ogni giorno arrivano al porto di Ancona, è chiuso al pubblico.
E i curiosi che ne volessero sapere di più, in attesa di poterlo visitare, avrebbero un unico pannello informativo a disposizione, ma al di là del cancello, quindi impossibile da vedere. Per scattare la foto, infatti, il mio allievo ha dovuto alzare l’apparecchio sopra il cancello.
Che fare, quindi? Prima di tutto occorreva documentare, ma, ora che sappiamo qual è lo stato delle cose, occorre agire.
Dimenticato per secoli, l’anfiteatro è stato riscoperto all’inizio del 1800, ma gli scavi della Soprintendenza sono cominciati solo nel 1932 e ci è voluto un terremoto, nel 1972, perché arrivassero i fondi ministeriali, che hanno permesso di portare alla luce l’intero sito. A distanza di 83 anni dall’inizio degli scavi e di 43 dalla loro ripresa non è forse giunto il tempo di pulire, sistemare come si deve e aprire al pubblico questa fondamentale fonte di conoscenza e attrazione turistica? Sì, certo, per cui Comune, Regione e Soprintendenza dovranno accordarsi, affinché l’apertura permanente dell’anfiteatro romano di Ancona sia effettuata al più presto. Sono le nuove generazioni a chiedere questa apertura, perché una città con il suo antico anfiteatro aperto e accessibile è una città più bella, più consapevole, più attrattiva, una città che grazie alla riscoperta del suo passato riesce a proiettarsi meglio nel futuro.