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Flussi migratori

Se insegnate storia e geografia, oppure dovete affrontare le migrazioni insegnando qualsiasi altra materia, dovrete spiegare alle vostre classi qual è differenza tra migrante, profugo e rifugiato.

In sintesi la trovate qui.

Se volete approfondire, di seguito trovate il Glossario che devono adottare i giornalisti (e per estensione tutti coloro che danno informazioni sull’argomento), secondo il Testo unico dei doveri del giornalista, approvato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti (CnOg) nella riunione del 27gennaio 2016.

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#INVASIONE

Proposta di esercizio

Materie interessante: Storia, Geografia, Cittadinanza, Italiano, Arte.

Premessa

La parola “invasione” ha un ampio significato, che risale a millenni fa e spazia fra gli Stati e i continenti: dalle Guerre persiane, in cui si impone la parola “barbaro” in riferimento all’Impero persiano che invase le città greche dell’Asia minore, alle “invasioni barbariche” dell’Impero romano, dalle invasioni della Cina da parte dei Mongoli alle invasioni militari della Germania nazista e dell’Italia fascista fino alle migrazioni contemporanee, chiamate “invasioni” soprattutto dagli Europei, non solo in Italia (vedi titoli come L’invasione dei migranti del quotidiano «Il Giornale») ma anche nel Regno Unito (vedi articoli di giornali come il Sunday Express), in Polonia (dove temono l’invasione dei jihadisti) e altrove. Read More

La questione dei migranti è diventata un format del web. Con quasi 250 mila visualizzazioni il video di Luca Donadel, intitolato La verità sui “migranti”, pubblicato su YouTube il 6 marzo scorso e ripreso dalla trasmissione Mediaset Striscia la Notizia, è già un video virale. Dato che potrebbe essere visto da studenti delle scuole superiori, ho ritenuto necessario analizzarlo e smontarlo in tre passaggi.

1. La verità scoperta da Donadel: dove vengono soccorsi i migranti provenienti dall’Africa

Dopo essersi impegnato nei mesi scorsi a smontare le presunte bufale su Donald Trump, ora Donadel è passato a dare lezioni di giornalismo sui migranti. Le notizie false che Donadel vorrebbe smontare sono quelle della serie “Mille migranti salvati nel canale di Sicilia”, come per esempio titolava Rainews il 27 gennaio 2017.

Partiamo dal lapsus iniziale per cui Donadel chiama il Canale di Sicilia «Golfo di Sicilia», aggiungendo al danno la beffa, quando, proseguendo nel video, ha la sfacciataggine di ricordarci dove si trova nella cartina geografica proprio il Canale di Sicilia. Se il buon giorno si vede dal mattino… ma andiamo al sodo.

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Dall’Ottocento alla metà del Novecento, come molti sanno, gli Italiani sono stati un popolo di migranti. Dopo qualche decennio di benessere, seguito al boom economico degli anni Cinquanta, che ha trasformato l’Italia in un paese capace di attirare immigrati (segno di prosperità e benessere), da qualche anno migliaia di italiani hanno ricominciato a lasciare il proprio paese: 67500 nel 2010, 106000 nel 2012, di cui 70000 laureati. È la cosidetta fuga dei cervelli.

Scarica qui le schede di Limes 1 sulle migrazioni degli Italiani.

moneta italia

Molti vedono nell’arrivo di migliaia di profughi in Europa una sorta di invasioni barbariche e alcuni Stati europei hanno eretto muri lungo i confini, come nel II secolo d.C. fecero gli imperatori romani Adriano e Antonino. A un altro imperatore romano, tuttavia, dovremmo guardare, a quel Caracalla che, per dare stabilità all’impero e aumentare le entrate fiscali in un momento di crisi finanziaria, estese la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero.

Nel 211 d.C. Lucio Settimio Bassiano, detto Caracalla per le vesti galliche che portava, succedette al padre Settimio Severo, diventando imperatore di Roma con il nome di Marco Aurelio Severo Antonino. Un anno dopo, nel 212 d.C., Caracalla, come noto, emanò la Costitutio Antoniniana, o editto di Caracalla, estendendo la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero. Si hanno poche fonti su questo documento e i giuristi, come ricorda qui Francesco Berr (Università del Molise), si stanno ancora interrogando sui «limiti oggettivi e soggettivi dell’allargamento della cittadinanza romana».

Il parallelismo fra l’Impero romano e l’Europa attuale potrebbe sembrare totalmente campato in aria, ma non lo è, se si pensa che molti dei paesi da cui provengono attualmente i profughi (Siria ed Eritrea in testa) sono stati nel recente passato colonie di Stati europei (la Siria della Francia, l’Eritrea dell’Italia). Concedendoci, dunque, uno slancio fantastorico, potremmo spingerci a sognare che dalle ceneri degli imperi coloniali sorga una nuova Unione europea, un non-impero europeo popolato di abitanti autoctoni e provenienti delle ex colonie, a cui concedere immediatamente, se richiesta, la cittadinanza.

I Romani avevano compreso che la cittadinanza non è una roccaforte da difendere né uno strumento di esclusione, ma un potente strumento di inclusione, come sostengono Amerini, Zanette, Tincati e Dell’Acqua nel manuale di storia e geografia Limes 2. Lo avevamo compreso già all’inizio del I secolo a.C., quando, in seguito alla sanguinosa guerra sociale (91-88 a.C.), estesero a tutti i socii (alleati) italici la cittadinanza romana. Quello fu addirittura il vero e proprio atto di nascita dell’Italia, così come la conosciamo ancora oggi (1).

Invece di chiudere le frontiere, l’Europa, che notoriamente non ha problemi demografici, visto che da anni la sua popolazione non cresce, potrebbe non solo accogliere i profughi ma estendere a tutti coloro che ne facessero richiesta il diritto di cittadinanza, con relativi diritti e doveri. Con questo strumento di inclusione, garantendosi giovani cittadini lavoratori in grado di pagare le tasse (sempre più scarsi nell’invecchiata Europa), attuerebbe una politica di inclusione nella comunità civile e politica, come quella di Caracalla, assicurandosi allo stesso tempo prosperità economica e stabilità sociale.

È una provocazione, certo, o, se volete, una lezione dal passato remoto al futuro presente.

(1) «La più antica rappresentazione dell’Italia – ci ricorda infatti Fiorenzo Catalli nel saggio La moneta come propaganda – è sicuramente quella che fu scelta dai socii italici sulla loro moneta. I socii si erano ribellati al potere centrale di Roma dopo aver tentato più volte di ottenere gli stessi privilegi dei Romani derivati dalla concessione della cittadinanza. Inascoltati, avevano dichiarato guerra a Roma nel 91 a.C. […] È opinione generale che i ribelli italici, per soddisfare le esigenze della guerra, si preoccuparono fin dal primo anno di guerra di battere moneta con lo scopo ideologico di affermare la sovranità del nuovo Stato italico. Uno di questi denari, databile all’89 a.C., mostra una testa femminile ornata da corona d’alloro ben identificata dalla legenda in caratteri latini, ITALIA, oppure in caratteri sannitici, Viteliu

Una sintetica mappa concettuale sui popoli indoeuropei.

indoeuropeiATTENZIONE: in alto a destra c’è scritto «scoperti alla fine del XVIII secolo». Per la precisione, nel 1700 grammatici e studiosi intravidero una affinità e originaria unità di molte lingue diffuse in Europa, in Russia e nell’antichità in India. Questa affinità, divenuta certanella seconda metà del secolo, con W. Jones, infine fu confermata dalle indagini dei fratelli Schlegel, dei Grimm, di W. von Humboldt e F. Bopp, che nel 1833 pubblicò una grammatica comparata delle lingue indoeuropee, allora note (sanscrito, iranico, greco, latino, lituano, gotico e tedesco; nella seconda edizione del 1857 comprese anche l’armeno e l’antico slavo). Attualmente si contano 12 rami della famiglia delle lingue indoeuropee. La parentela linguistica è l’unica che è stata verificata nel secondo Novecento, mentre è stata smentita l’esistenza di un unico popolo indoeuropeo, gli Ariani, che era stata ipotizzata, fra Ottocento e Novecento, dai Tedeschi, i quali si sentivano i diretti discendenti di quel popolo, ritenuto originario del Nord Europa.

Migranti profughi rifugiati

Fonte: Franco Amerini, Emilio Zanette, Cristina Tincati, Moreno Dell’Acqua, “Limes 1. Corso di storia e geografia”, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 2014, p. 292


“Migrante” e “profugo” sono termini generici, mentre il termine “rifugiato” indica persone che godono di uno speciale statuto giuridico-amministrativo. Infatti, «la condizione di rifugiato è definita dalla convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni Unite firmato da 147 paesi. Nell’articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”. Dal punto di vista giuridico-amministrativo è una persona cui è riconosciuto lo status di rifugiato perché se tornasse nel proprio paese d’origine potrebbe essere vittima di persecuzioni. Per persecuzioni s’intendono azioni che, per la loro natura o per la frequenza, sono una violazione grave dei diritti umani fondamentali, e sono commesse per motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un determinato gruppo sociale. L’Italia ha ripreso la definizione della convenzione nella legge numero 722 del 1954. L’anno scorso nel mondo ci sono stati più di 45,2 milioni di rifugiati.» (Anna Franchin, Che differenza c’è tra profughi e rifugiati?, Internazionale, 20 giugno 2013).