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Critica letteraria

«Chiediamoci […] cosa intendiamo per testo letterario. Un suo aspetto è la durata. I testi memorabili continuano ad appartenere al nostro orizzonte vitale, anche quando l’orizzonte che li ha visti nascere si è allontanato. Essi mantengono quindi una presenza nel tempo. […] [Tuttavia] ogni testo porta il segno della sua provenienza e della sua distanza temporale. […] Se consideriamo il tempo una struttura costitutiva di ogni fenomeno umano, non deve sorprenderci che un testo abbia una datazione interna, una temporalità propria che non è quella di chi lo legge. I tragici greci appartengono a un arco di tempo determinato, e già Platone […] non poteva scrivere tragedie. L’indirizzo razionale preso dal pensiero greco rende a un certo punto impraticabile il tragico che è profondamente legato al mito. […]
Resta però il fatto che noi assegniamo i poeti di ogni epoca a uno stesso spazio letterario. Quando li leggiamo già sappiamo che cosa ci aspettiamo di leggere. […] Operiamo delle distinzioni e costruiamo una famiglia di testi che diciamo letterari. Su che base lo facciamo? […] Poeti e artisti, secondo Sklovskij (1), complicano la forma, la rendono […] opaca, non trasparente perché la poesia è comunicazione di rapporti formali, non di significati. […] ma una definizione di letteratura non è stata data che sia risultata soddisfacente. Non ogni tipo di percezione delle forme è artistico. Tynianov (2) ha visto nella correlazione tra serie letteraria e serie extraletteraria il principio dinamico della letteratura. Considerando che ogni frase comune può diventare frase letteraria, e ogni frase letteraria frase comune, egli si è posto il problema di una storia delle forme e ha sviluppato una teoria funzionale della letteratura. I confini tra serie letteraria e serie extraletteraria tuttavia sono storici e non teorici; per cui qualunque morfologia della letteratura (3) deve restare aperta e incompiuta. Che cosa è arte e che cosa non è arte, quando tutti i linguaggi sono fruibili artisticamente? Non sembra possibile operare dentro un campo sufficientemente definito di figure; e ciò rende problematica la stessa idea di sistema. […] Che un testo sia poetico non può essere riconosciuto dallo scienziato, con strumento di scienziato. E questo non perché le nostre metodologie sono ancora imperfette, ma per la natura del testo. […] Dobbiamo quindi tentare un’altra direzione di ricerca.
[…] Sklovskij […] attribuiva [alla parola poetica] il potere di restituire le cose offuscate dalle nostre convenzioni e abitudini linguistiche. La parola poetica doveva essere nella sua teoria una parola deconvenzionalizzata e rivelatrice di mondi. […] E c’è da aggiungere che il segno [letterario, secondo Sklovskij] ha un indice temporale […]. Il testo che […] debanalizza (4) un altro testo viene infatti dopo, si intende in rapporto a un prima, ed è a portatore di novità. L’indice temporale è appunto il nuovo. Ora la poetica del nuovo è la grande poetica della modernità, cioè di una cultura critica, che ha le sue radici nell’Illuminismo, e non ha più venerazioni per il passato e per le tradizioni. È all’insegna del nuovo che Baudelaire apre la fase sperimentale e avanguardistica della nostra letteratura. […] La letteratura si costituisce nella modernità, separandosi dagli altri saperi. […] La letteratura si emargina. Ed emarginandosi diventa rivelatrice di ciò che la cultura esclude. Cogliendolo prima e al di là di ogni razionalizzazione. Fa emergere l’altro, il non familiare, il nuovo al di fuori degli schemi che ne riducono e ne spengono quanto esso ha di inquientante. L’attività letteraria è oramai libera da convenzioni formali; non è più un gioco sociale, qual era stata nell’epoca classica. Ma appunto per questo soffre al limite di una mancanza di società.»

Guido Guglielmi, Lo spazio letterario in L’invenzione della letteratura, Liguori, Napoli, 2001, pp. 3-8.

Selezione e note a cura di Valerio Cuccaroni

(1) Viktor Borisovič Šklovskij (San Pietroburgo, 1893 – Mosca,1984) è stato uno scrittore e critico letterario russo. Fu uno dei maggiori esponenti del formalismo russo, movimento letterario e filosofico fiorito tra il 1914 e il 1928. I formalisti consideravano l’opera letteraria pura forma, ovvero «relazione di materiali». Elaborò e definì il concetto di straniamento come procedimento centrale dell’opera d’arte.
(2) Jurij Nikolaevič Tynianov (Režic,1894 – Mosca, 1943) è stato un critico letterario russo. Insieme a Šklovskij, fu uno dei maggiori esponenti del formalismo russo.
(3) La morfologia della letteratura è l’insieme delle forme della letteratura.
(4) Debanalizzare un testo significa trattare quel testo in un modo non banale, quindi rinnovarlo. Il romanzo di James Joyce Ulysses, per esempio, debanalizza l’Odissea, raccontando la storia di un nuovo Ulisse, Leopold Bloom, in un nuovo viaggio, non più per mare, ma per le strade di Dublino.

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