Quali classicə scegliere per la poesia italiana del secondo Novecento?

Eugenio Montale è il classico della poesia del Novecento che, seguendo le linee di sviluppo della sua opera in versi, fino al Quaderno dei quattro anni del 1977, ci consente di gettare una luce sulle traiettorie degli altri poeti e poete.

Questo sarà agevole fino agli anni Settanta, come ho cercato di mostrare qui, poi, però, dovremo arrestarci. Sebbene siamo giunti al 2023, infatti, non si è ancora compiuta una completa storicizzazione dei fatti poetici del secondo Novecento italiano, che ci consenta di individuare, in modo condiviso, come avvenuto per l’Ottocento, chi sono i classici che hanno segnato la seconda parte del ventesimo e il passaggio al ventunesimo secolo.

Dell’Ottocento, a parte qualche poesia degli Scapigliati, al quinto anno delle scuole superiori si studiano, più o meno approfonditamente, quattro-cinque poeti: Manzoni (ma c’è chi lo affronta al quarto anno), Leopardi, Pascoli, D’Annunzio (ma c’è chi sorvola, nonostante la sua influenza sui maggiori poeti del primo Novecento e, in particolare, su Montale) e, dopo un breve sguardo a Carducci, preferiamo forse leggere Nuova della sua musa Annie Vivanti, al posto di San Martino.

Chi sono i quattro-cinque poeti del Novecento che dovremmo studiare? Dopo i Manzoni e i Leopardi del secolo scorso, che possiamo con una certa sicurezza indicare in Ungaretti e Montale, chi sono i Carducci / le Annie Vivanti, i Pascoli e i D’Annunzio del ventesimo-ventunesimo secolo? Dovremmo cercare tra i nati attorno al 1935, al 1955, al 1963 e al 1968, ovvero negli anni che corrispondono nel Novecento alle date di nascita dei classici dell’Ottocento, ma qui sorgono domande a cui non c’è risposta condivisa. Sceglieremo Amelia Rosselli (1930-1996) o Nanni Balestrini (1935-2019)? Patrizia Cavalli (1947-2022), Milo De Angelis (1951-), Antonella Anedda (1955-) o Valerio Magrelli (1957-)? E, con quest’ultimo trio, mi fermo qui, perché De Angelis, Anedda e Magrelli sono ancora in vita, quindi si capirà bene come l’operazione non sia solo ardua ma impossibile: non esiste la distanza storica necessaria per discernere in modo sensato e valutare con distacco quali scegliere, anche perché la storia della loro poesia, iniziata con Somiglianze (1976) per De Angelis, Residenze invernali (1989) per Anedda e Ora serrata retinae (1980) per Magrelli, è ancora in evoluzione.

Dovremmo forse abbandonare l’impostazione storicistica, allora? Torneremmo all’impostazione didattica del biennio delle superiori, quando si studiano non gli autori e le autrici ma i testi. Avrebbe senso? Lo studio della letteratura serve, certo, ad apprendere gli strumenti della lingua, della poetica e della retorica, come si fa al biennio, ma nello studio della letteratura del triennio lo sguardo si allarga e diventa interdisciplinare: storia, filosofia, arte, persino fisica diventano materie fondamentali per comprendere i testi degli autori e delle autrici dell’Otto-Novecento. Lo studio della storia della letteratura è lo studio della storia della cultura e dello spirito umani: quale altro approccio, se non quello storicistico, può offrirci l’ampiezza e la profondità di sguardo necessaria per comprendere la rivoluzione di Pirandello nel teatro, di Ungaretti in poesia, di Svevo nella narrativa? Per quanto abbia analizzato, con le mie quinte, poesie di Nanni Balestrini e Pier Paolo Pasolini, abbia accennato alle opere di Elsa Morante e Italo Calvino, fra l’altro in un’unità didattica di educazione civica, io non riesco a sacrificare i grandi classici dell’Ottocento e del Novecento, che hanno influenzato e continuano a influenzare i De Angelis, le Anedda e i Magrelli di oggi, per studiare, in fretta e furia, qualche supposto nuovo classico. Anche perché, come ho accennato con la battuta su Annie Vivanti e con l’indicazione di Rosselli e Anedda, un cambio di paradigma sta interessando la storia della letteratura italiana: piuttosto che sforzare la nostra presbiopia sui contemporaneissimi, dovremmo impugnare i telescopi e perlustrare le galassie letterarie del passato per scoprire quali sono le stelle femminili che, trascurate finora, ci permetterebbero di completare la mappa delle costellazioni indispensabili per dare un senso alla storia umana.

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